La vita religiosa
Il paese di Selva e la Chiesa
I primi missionari in Val Gardena
L’inizio della cristianizzazione della Val Gardena è legato alla nascita della diocesi di Trento: dopo la cristianizzazione della provincia romana Raetia, S. Vigilio (383-405) cominciò la sua attività di missionario a Trento. Quando nel VI secolo fu costruita la sede vescovile sul masso roccioso di Sabiona (Jevun) sopra Chiusa, questa diventò il luogo di riferimento per il territorio della Val Gardena. Nel 901, quando il re Ludovico regalò il territorio al vescovo di Sabiona Zacarias von Meierhof Prishna, la sede fu spostata a Bressanone. L’anno 999 è la prima volta in cui viene nominata la parola Gardena in un documento scritto. A quel tempo il conte bavarese Otto von Andechs aveva ceduto al vescovo Gottshalk von Freising un pezzo di bosco sul margine a nord della valle che oggi è Val Gardena, scrivendo “forestum ad Gredine”. L’anno 1091 questo territorio fu ceduto al vescovo di Bressanone Altwin (1049-1097). La Val Gardena fu evangelizzata dalla parrocchia di Albions che era parrocchia già nel 798 e che aveva la competenza su tutta la parte centrale della Val d’Isarco. Intanto, nel XII secolo, Laion era diventata parrocchia e comprendeva anche la Val Gardena. Soprattutto nel tempo dell’Avvento e durante la Quaresima il prete di Laion arrivava in Val Gardena per predicare e somministrare i sacramenti. In tutta la vallata non c’erano ancora né una funzione religiosa né un cimitero. I defunti dovevano essere portati da Colfosco, che faceva ancora parte della parrocchia di Laion, transitando dal Passo Gardena fino a Laion. Si racconta che sia a Colfosco che a Selva, d’inverno, i morti venivano tenuti in soffitta o all’esterno nella neve e che venivano trasportati a Laion appena dopo il disgelo. Anche se sicuramente c’era una chiesa a Ortisei nell’XI secolo, gli studiosi sono d’accordo nell’affermare che la chiesa di S. Giacomo era la chiesa centrale della Val Gardena, anche se lì non c’era nessun prete (la documentazione risale solo fino al 1400). All’inizio del XV secolo S. Cristina si staccò per prima dalla parrocchia di Laion ed ebbe anche il primo prete della valle. Per quanto riguarda le questioni ecclesiastiche fu dunque S. Cristina il luogo principale della Val Gardena e dopo l’accordo fatto nel 1418 a Laion tra il parroco Hans Steinacher e i Comuni di Gardena e Colfosco (Kamauns aws Greden, aws Silf und aws Kalfusch) il parroco doveva conoscere sia il tedesco che la lingua “walsch”, che significava il ladino. La nuova sede del cappellano in Val Gardena fu istituita il 13 novembre 1443 sotto il vescovo Giorgio I di Bressanone dopo che già il 18 novembre del 1440 era stato concesso un “Beneficio di prima messa” grazie ai beni della chiesa di S. Giacomo che era diventata ricca con le offerte dei pellegrini. Secondo alcuni documenti scritti in latino in data 13 novembre 1440, il primo cappellano della Val Gardena, che aveva il suo alloggio a S. Cristina, doveva celebrare la messa durante la settimana nella chiesa di S. Cristina e solo nel caso di un matrimonio o di un funerale a Ortisei o a S. Giacomo; nei giorni festivi doveva celebrare la messa alternativamente a S. Cristina, a Ortisei e a S. Giacomo, dove allora si riuniva tutta la popolazione della valle. Al Comune di Ortisei fu concesso un sacerdote nel 1652. La popolazione di Selva dovette andare a messa a S. Cristina fino al 1735, anno in cui ottenne finalmente un sacerdote grazie a una donazione del conte Josef Anton von Wolkenstein. Nell’archivio della chiesa di S. Cristina, che risale al 18 gennaio 1606, si dice che fu istituita il 20 dicembre 1674 una curazia, sotto il principe-vescovo di Trento e Bressanone, Sigismund Alfons, incaricando Jakob Castollazzo, primario di Laion, quale curato di Selva e obbligandolo a celebrare ogni sabato una messa a Selva.
La chiesa
Le chiese più antiche della Val Gardena sono citate appena in documenti del XIII secolo: la chiesa di S. Giacomo fu costruita da Burghard von Säben (Sabiona), il signore di Stetteneck, nel 1181 e la chiesa di S. Cristina viene nominata per la prima volta in una lettera di indulgenza del papa che all’epoca era ad Avignone, il 12 dicembre 1342 come “Ecclesia Sanctae Cristinae”. Questa santa veniva venerata a S. Cristina già precedentemente. A Selva venne costruita una cappella nel 1503 da Wilhelm I, primo barone della famiglia Wolkenstein, con l’aiuto della popolazione, e sull’altare fu appeso il quadro della Madonna dell’Aiuto (non quello che c’è attualmente, ma uno più antico). Nei documenti della visita del vescovo del 1517 c’è scritto che la cappella non era stata ancora consacrata. Un documento dell’anno 1513, numero 670 nell’archivio di Wolkenstein del Castello di Trostburg, parla di una “Messestiftung” (donazione di messe) il giorno della Gran Santa Maria (15 agosto). Ciononostante la chiesa veniva volentieri visitata dai credenti e il cronista Marx Sittich racconta già intorno al 1600 che la cappella era traguardo per i grandi pellegrinaggi (gros Wolfarten), soprattutto quando c’era siccità. La bella chiesetta era anche la tomba di famiglia dei conti di Wolkenstein. Di questo ci offre la testimonianza una pietra sepolcrale del 23 agosto 1686 di Ferdinand Karl von Wolkenstein, morto a 38 anni nel Castel Gardena. Il quadro, una copia della Madonna di Lucas Cranach (1472-1533), fu donato dal conte Engelhard Dietrich, quindi prima del 1647 (anno in cui è morto), ma sicuramente non era il primo quadro della Madonna nella chiesa di Selva, perché vi è stato sistemato un centinaio di anni dopo la prima cappella. Secondo un documento della visita vescovile del 1577 non veniva ancora conservato in chiesa nemmeno il Santissimo. La vecchia cappella è stata subito dopo ingrandita con la costruzione di due altari: uno dedicato a San Sebastiano e San Rocco (ad Sanctum Sebastianum y Rochum) e l’altro a San Vito e Santa Caterina (ad Sanctum Vitum et Sanctam Catharinam); secondo altri documenti dagli archivi della chiesa, il primo ingrandimento è del 1670 e il Santissimo è stato esposto solo nel 1759. Un documento del 1704 parla anche di un terzo altare dedicato a Sant’Antonio da Padova. I servizi ecclesiastici venivano fatti ancora da S. Cristina e solo per la festa della Gran Santa Maria veniva letta messa in questa cappella. Dopo che nel 1678 venne costruito un campanile, il comune, che già pagava per il servizio religioso, alzò l’offerta per la chiesa, domandando di poter avere un sacerdote fisso a Selva. Ma dovette accontentarsi della promessa del curato di S. Cristina di celebrare messa a Selva ogni domenica e nei giorni festivi. Nel 1722 fu anche costruito un pulpito e nel 1731 venne edificata la canonica per incarico del conti di Wolkenstein (sulla stufa del soggiorno era visibile lo stemma dei conti di Wolkenstein con la data del 1731). Assieme alla casa canonica c’erano anche un fienile con la stalla e un piccolo appezzamento di terreno. Tutto il possedimento fu poi venduto nel 1990 alla Scuola di Sci di Selva, per costruirvi la nuova sede. Nel 1740 il campanile ottenne un orologio e nel 1794 la piccola chiesa fu ancora ingrandita un’altra volta.
La chiesa nuova costruita nel 1870
Dato che la vecchia chiesa non era più grande abbastanza per la popolazione di Selva (928 persone!) e dato che doveva venir restaurata, il Consiglio del Comune, con l’allora sindaco “sovrintendente” Josef Anton Perathoner - Frëina decise, il 5 ottobre 1869, di costruirne una nuova. La chiesa aveva un patrimonio di circa 10.000 fiorini e gli interessi bastavano appena per coprire le spese maggiori. La spinta per dare inizio a questo grande lavoro fu data da una generosa donazione del signor Sebastian Sanoner da Costa che viveva a Parigi e che aveva donato 10.000 franchi alla chiesa. Josef Senoner (S´epl da Janon) lasciò nel 1870, dopo la sua morte, una bella somma con la quale coprirono già un terzo delle spese. Un altro grande benefattore fu il signor Giuseppe Prinoth (S´epl da Brida, proprietario della villa Dolomiti). Il conte Leopold von Wolkenstein donò il terreno e dette anche un contributo per costruire la nuova chiesa; un gran numero di persone fece un’offerta, cominciando dall’imperatrice Elisabeth e da altri membri della famiglia imperiale e così pure persone benestanti della Val Gardena che vivevano in altre città d’Europa, fino ai fedeli della vallata e soprattutto gli stessi abitanti di Selva che aiutarono tutti a fare i lavori. Ci fu perfino chi organizzò una lotteria per fabbricare la nuova chiesa, e per invitare la gente a offrire di più; venne fatta anche una gran festa quando fu posta la prima pietra il 25 maggio del 1871. La navata centrale fu abbattuta e la nuova chiesa in stile gotico fu costruita secondo il progetto del curato don Cyprian Pescosta (1815-1889) di Corvara. Il vecchio presbiterio fu trasformato in sacrestia a due piani. Il 10 ottobre 1872 fu celebrata con solennità la prima santa messa dal decano di Castelrotto Alois Bamhackl e il 24 settembre 1877 fu consacrata dal coadiutore del vescovo Johannes Haller di Trento. La navata nuova in stile neogotico assomigliava molto a quella della vecchia cappella e in più c’erano le pitture sulle otto finestre nuove e il rosone sopra il portale della chiesa, con i simboli dei quattro evangelisti. Le quattro finestre del presbiterio mostravano l’Annunciazione, le Nozze, la Visitazione e l’Incoronazione della Madonna. Secondo una ricerca di Dietrich Mussner - Curzlon (1949-2011), risulterebbe che nel mese di luglio 1879 uno dei tre antichi altari di stile neoromanico sia stato venduto alla chiesa di S. Floriano a Canazei, e così pure nel 1876 il tabernacolo. Nel 1874 fu anche costruito da Josef Aigner il primo organo con quindici registri. Subito dopo aver finito con i lavori della chiesa, era arrivato anche il momento di fare un cimitero. Anche se già da molto tempo non c’era più l’obbligo di portare i defunti a Laion, essi dovevano tuttavia essere sepolti a S. Cristina. Nuovamente il conte Leopold von Wolkenstein donò il terreno al comune di Selva e il 14 ottobre 1874 il Comune fece domanda per benedire il luogo e per poter battezzare a Selva i neonati. La prima tomba del cimitero di Selva porta la data del 14 novembre 1874. Negli anni 1950/51 e 1956 e poi ancora una volta nel 1993 il cimitero fu ingrandito. Fino agli anni ’80 c’era nel camposanto, che a Selva appartiene al Comune e non come in altri luoghi alla parrocchia, un pezzo di terra circoscritto e non benedetto, dove venivano sepolti i morti non di religione cattolica. Nel cimitero nuovo fu installata l’antica campana del 1565 (più antica del campanile) che viene suonata durante i funerali.
La nuova chiesa del 1988
La chiesa di Selva, costruita nel 1872, cominciava negli anni 1970 ad essere troppo piccola per bastare a 1.500 abitanti e a circa 6.000 forestieri che arrivavano durante la stagione. Già il signor decano Friedrich Moroder e poi don Luigi Senoner nel 1960 e 1963 avevano scritto al Comune per pregare di provvedere a uno spazio per fabbricare o ingrandire l’edificio sacro, anche se non c’era ancora nessuna idea di come farlo. Don Luigi fece approntare i primi studi per ingrandire il fabbricato. Ovviamente già da anni la chiesa era sotto tutela e ogni decisione doveva passare attraverso l’ufficio per la salvaguardia dei monumenti artistici del Sud-Tirolo. Per poter mettere mano a questo ingrandimento il comune dovette abbattere il vecchio Municipio e spostare la strada Nives che passava proprio lungo i muri della chiesa. Nel 1985 poi con a capo il parroco don Andreas Perathoner finalmente ci si mise d‘accordo sul progetto dell‘ing. Torggler di Merano, ottenendo il parere positivo del Comune e del Consiglio Parrocchiale. Il permesso di costruire fu ottenuto con una lunga procedura e solo in seguito ad un ricorso al Governo Provinciale. Così si poterono iniziare i lavori il 18 aprile del 1988. In quel giorno si iniziò a svuotare la chiesa, a disfare l’organo, ad abbattere i muri della grande navata, lasciando in piedi la sagrestia, il campanile e la parte intorno all’altare (presbiterio). Poi si iniziò a costruire la nuova chiesa, che conosciamo al giorno d’oggi, consacrata il 23 settembre 1990 dal vescovo Sua Eccellenza Wilhelm Egger. Il Comune, in quella occasione, costruì anche il piazzale nuovo e la cappella dei defunti.
I pastori d’anime di Selva
Selva ricevette nel 1736 il primo sacerdote (expositus): don Demëine Trocker del paese di Bula si prese cura delle anime dal 1736 fino al 1782. In seguito ci fu don Casper Tasser da S. Cassiano che rimase per ben 45 anni. Dopo di lui ci furono vari sacerdoti per brevi periodi fino al 1856, quando don Bastian Kostner - Iacun cominciò la sua attività per lungo tempo da “expositus”. Durante questi 52 anni (fino al 1908) ci fu a Selva uno sviluppo importante dal punto di vista ecclesiastico, economico e sociale. La gente guardava con meraviglia i primi turisti che arrivavano e pian piano si abituava ad ospitarli e prestare loro i primi servizi alberghieri e di guida alpina. Di questa seconda metà del XIX secolo racconta con tanta ammirazione e un po’ di orgoglio, ma anche con un pizzico di preoccupazione e di ironia, il padre cappuccino Fedele Demetz - Solech nella sua cronaca. Lui parla del bel numero di 13 sacerdoti e 6 frati che avevano celebrato la prima messa a Selva, 14 suore, 7 laureati e 4 studenti tra il 1859 ed il 1898. Dopo la Seconda Grande Guerra, nel 1945 diventò curato don Friedrich Moroder di Ortisei (1906-1973) che fu nominato nel 1949 primo decano della Val Gardena e che insieme con tre persone stimate di allora (il sindaco Franz Mosna - Bar Flora), Vinzenz Mussner (Larciunëi), Eduard Senoner (Santuel) fece domanda presso l’ordinariato vescovile, affinché Selva si trasformasse in parrocchia e così fu con decreto del primo di giugno del 1949. Per questa occasione si celebrò naturalmente una gran festa; per Natale fu intagliato un bel presepio e per la fine di ottobre fu benedetta la cappella dei caduti nelle due Grandi Guerre, con un bel bassorilievo scolpito da Alois Insam. Ormai purtroppo Selva non ha da anni più nuovi sacerdoti del paese: le ultime messe novelle sono state nel 1961 quella di don Konrad Senoner (Burdengëia) e 7 anni dopo, il 2 di luglio del 1968 quella di don Heinrich Perathoner (Linacia).
Pastori di anime nella nostra località (Expositus, beneficiari, curati e parroci)
- 1736-1782 Don Trocker Demëine di Bula (per 46 anni)
- 1782-1827 Don Tasser Casper di S. Cassiano (per 45 anni)
- 1828 per alcuni mesi Untersteiner Josephus di Covelano/Göflan
- 1828 per alcuni mesi Unterkircher Sebastianus di Tiso
- 1829-1844 Don Dellago Luigi di Borgo Valsugana
- 1844-1856 Don Chizzali Antonio di Colle S. Lucia (dal 1852 Selva ha avuto un cappellano)
- 1856-1908 Don Kostner Bastian - Iacun (per 44 ani)
- 1908-1933 Don Ploner Anselmo - Juan (cappellano dal 1896 e poi parroco)
- 1933-1945 Don Insam Franz di S. Cristina
- 1945-1957 Don Moroder Friedrich (primo parroco di Selva)
- 1957-1958 Don Bernardi Giuani - Lësc e Don Planker Engl - Larjac (prevosti)
- 1958-1982 Don Senoner Luis - Ciablon, S. Cristina
- 1982-1996 Don Perathoner Andreas - Orp, S. Cristina
- dal 1996 Don Clara Pietro di Antermoia/San Martino in Badia
Preti di Selva con indicazione delle messe novelle
Tra il 1800 ed il 1900 ci furono 20 preti provenienti dal nostro paese che lessero le loro prime messe; dal 1900 in avanti solo 7 e l’ultima messa novella fu celebrata nel lontano 1968.
- 1700 Don Larzoneider J. Baptista - Larciunëi
- 1706 Don Insam Balthasar - Planvëidun
- 1735 za. Don Perathoner Josef - Runcac
- 1761 Don Perathoner Johann Baptista - Runcac
- 1810 za. Don Perathoner Johannes Angelus - Runcac
- 1812 Don Insam Stephanus - Linacia
- 1812 Don Demetz Josephus - Vastlé dessot
- 1815 Don Insam Stefan - Planvëidum
- 1831 Don Runggaldier Gregor - Frëina
- 1831 Don Senoner Felix - Dlaces (frate non consacrato)
- 1839 Don Vinatzer Ujep - Anterleghes
- 1838 Don Senoner Adam - Costa
- 1853 Don Ploner Johann Batista - Planvëidun
- 1854 Don Kostner Bastian de Iacun (messa novella a S. Cristina)
- 1863 Don Senoner Sebastianus - Vastlé
- 1863 Don Senoner Franziscus - Costa
- 1864 Don Perathoner Engl - Runcac
- 1876 Don Ploner Johann Batista - Sotanives
- 1886 Don Senoner Vinzenz - Runcac
- 1885 P. Mussner Daniele - Cëdepuent (messa novella nella chiesa di Selva)
- 1889 Prof. dott. Perathoner Anton - Fussel
- 1890 Don Prinoth Anton - Iacun
- 1892 Don Ploner Anselmo - Juan
- 1892 Don dott. Demetz Engl - Plazola
- 1914 Don Senoner Johannes - Ciablon, Selva
- 1927 Don Planker Englbert - Larjac
- 1935 Don Denicolò Felix - Dorothea
- 1941 Don Perathoner Hermann - Frëina
- 1948 Don Senoner Giuani - Santuel
- 1961 Don Senoner Konrad - Burdengëia
- 1968 Don Perathoner Heinrich - Linacia
LE CAPELLE
La più antica cappella di Selva era certamente quella sui prati Nives, del 1503, dove ora si trova la chiesa.
La chiesetta di S. Silvestro in Vallunga
Antica è anche la chiesetta di Vallunga o cappella di S. Silvestro dove, ancora oggi, si va in processione due volte l’anno con il crocifisso, per pregare e ringraziare di un clima propizio e di un buon raccolto: la settimana prima dell‘Ascensione del Signore e il giorno dopo la Sagra. Negli anni 1992-1993, con i lavori di restauro della cappella, sono venuti alla luce gli antichi dipinti sulla storia della vita di Gesù, i 4 Evangelisti, Adamo ed Eva, il Giudizio Universale e anche alcune vecchie date: 1732, 1754 e 1792 e così pure una data non ancora ben chiara che sembrerebbe 1638. Pare che la cappella sia ancora più antica e che possa addirittura risalire ai tempi del castello di Vallunga (XIII o XIV secolo). Le sculture di santi che si ammirano oggi sono copie scolpite nel 1977 da scultori di Selva. I santi originali sono stati messi al sicuro in canonica, dopo che due opere furono rubate (il piccolo S. Martino e le stazioni della Via Crucis). Esse rappresentano San Silvestro, San Sebastiano, San Rocco, San Vito, Sant Antonio da Padova, San Francesco, San Giorgio e San Martino.
La cappella di Santa Tilia (Ottilia)
La cappella di Santa Tilia, sul sentiero sotto il Castello (Fischburg) è stata restaurata dal Comune tra il 2007 e il 2009 e merita una visita.
La cappella appartiene alla proprietà del Castello anche se si trova fuori dalla zona recintata, sul sentiero che porta da Ruacia o Ampezan verso il Castel Gardena/Fischburg. È dedicata a Santa Ottilia, protettrice degli occhi, delle orecchie e del collo, e fu a lungo visitata come luogo di pellegrinaggio. Sopra l’altare c’è un quadro della santa che rappresenta una suora che tiene in mano un piatto con due occhi; nella parte alta del cornicione sono visibili attraverso un piccolo vetro scuro due occhi (che dovrebbero essere una reliquia).
Lo stile della cappella è misto, come per la gran parte delle cappelle del Tardo Medioevo: le finestre laterali a mezzaluna di stile romanico, il tetto ripido e a punta di stile gotico, la Madonna dell’Aiuto sopra la porta di stile rinascimentale e l’altare di stile barocco. Probabilmente fu costruita dai conti, contemporaneamente o poco dopo il Castello di Fischburg (1620-1640); questo lo si suppone, perché anche nel Castello c’è una cappella dedicata alla stessa santa. Lo stemma sopra la porta a sinistra è quello dei Wolkenstein dentro un cornicione di stile romanico; lo stemma a destra, sconosciuto nel nostro territorio, mostra l’avvoltoio della contea del Tirolo, una A che probabilmente sta a significare Aragona e due dragoni che si possono anche vedere sulla sciarpa di Oswald von Wolkenstein. Questo insieme dimostra che i Wolkenstein facevano parte dell’Ordine dei Dragoni di Aragona. Il dipinto della Madonna dell’Aiuto è anche questo una copia di quello di Lucas Cranach (1472-1553) che è anche visibile su un muro del castello con la data del 1672 e anche sulla casa Sociastel sottostante, del 1652 (tre volte nella proprietà dei conti). La stessa Madonna dell’Aiuto si trova in vari tempietti e case antiche: Ciajea (1650), Col dala Pelda (1670), Piciulëi (1727) e così via e anche nella chiesa di Selva, dove è documentato che questo quadro è stato donato dal conte Engelhard Dietrich prima della sua morte (1647).
La cappella al Passo Sella
E’ stata costruita dal CAI di Bolzano e benedetta dal parroco don Andrea Desalla ai primi di aprile del 1936. Con questa cappella si voleva dare la possibilità a tutti coloro che lavoravano e stavano negli alberghi e nelle baite dei dintorni di santificare le domeniche. Dai tempi dopo la guerra fino a ora, vi viene quasi sempre celebrata la santa messa nelle domeniche estive. Le finestre in stile gotico ricordano le tre torri del Sella e i vetri sono dipinti con motivi alpinistici insieme all’angelo custode. Il calice, dentro la cappella, è un dono di Papa Pio XI che fu un appassionato alpinista.
La cappella al Passo Gardena
E’ stata costruita negli anni 2002 e 2003 dal gruppo ANA di Selva e S. Cristina (Associazione Nazionale Alpini) ed è dedicata a S. Maurizio, patrono dei soldati.
Le tre cappelle nel cimitero
- La prima, al centro del cimitero con nel mezzo un grande crocifisso e una figura di Dio Padre con lo Spirito Santo, è destinata a seppellirci i preti e frati della nostra parrocchia. Qui c’è una tavola con tutti i nomi dei parroci morti che hanno lavorato o che sono nati nel nostro paese. E’ stata costruita insieme al primo cimitero nel 1872.
- La seconda, a sinistra, è dedicata a tutti i fedeli della parrocchia caduti nelle due grandi guerre, ed è stata costruita nel 1949. E’ arricchita da un bel bassorilievo di Alois Insam che mostra un soldato morente. Due grandi tavole di marmo recano incisi i nomi dei caduti nelle due guerre.
- La terza cappella è stata costruita nel 1977 per ricordare tutti i caduti in montagna. Sopra un libro di rame c’è una bella Pietà scolpita da Tita Demetz. In questo libro ogni anno vengono aggiunti i nomi di coloro che hanno perso la vita tra le montagne, forestieri che sono precipitati dalle nostre parti e abitanti della Val Gardena che sono caduti facendo roccia in giro per il mondo.
- I primi nomi iscritti sono quelli di Valerio Micheluccio, morto assiderato il 19 di aprile 1625 a Plan de Gralba, e di Cristina Insam con sua figlia Domenica di
- S. Giacomo, assiderate al Passo Gardena nel 1626. Fino al 2012 sono stati iscritti più di 320 nomi di persone che hanno perso la vita sulle montagne.
Le stazioni della Via Crucis da Daunëi fino alla chiesetta di Vallunga
Sul sentiero da Daunëi fino alla chiesetta di Vallunga (gli abitanti di Daunëi e Larciunëi hanno sempre detto chiesa e non cappella di Vallunga) furono
installate su iniziativa del gruppo giovani nell’anno 1983; le 15 stazioni della „Via Crucis“ furono scolpite ognuna da uno scultore diverso di Selva e benedette dal vescovo Josef Gargitter nel 1983.
Le stazioni furono scolpite sul posto da ceppi di cirmolo per mano di scultori di Selva:
- Stazione 1: Emrich Senoner - Santuel
- Stazione 2: Hugo Senoner - Santuel
- Stazione 3: Friedrich Perathoner - Piciulëi
- Stazione 4: Heinrich Perathoner - Piciulëi
- Stazione 5: Georg Prinoth - Jocer
- Stazione 6: Hubert Mussner - casa Stevia
- Stazione 7: Franz Planker - Larjac
- Stazione 8: Hansi Perathoner - Linacia
- Stazione 9: Andreas Mussner - Costa
- Stazione 10: Robert Senoner - Frëina
- Stazione 11: Julius Senoner - casa Vintlana
- Stazione 12: Tita Demetz - Pinzigher
- Stazione 13: Otto Senoner - Burdengëia
- Stazione 14: Emmerich Mussner - Mano
- Stazione 15: Franz Senoner - Santuel
Croci e crocifissi sui nostri monti
Quasi su ogni cima dei nostri monti c’è una croce, simbolo della cristianità degli abitanti del nostro luogo. Infatti ce n’è una sul Sassolungo, sulla Grande e Piccola Cir, sulla Cima del Puez, sul Colle del Puez, sul Piz Duleda, sul Boè, sulla Mëisules (Sella) e così via. Diversi crocifissi poi sono sistemati vicino alle case, nei giardini e ai bivii delle strade più antiche.
Il più alto e visibile da tutta la valle, anche per la sua altezza di 12 metri, è il crocifisso del Piz Miara (sul Sella), scolpito nel 1962 da Graziano Grossrubatscher - Larenzan/Ortisei e messo su dai giovani di Selva il 20 ottobre del 1962. Il crocifisso è stato distrutto da un fulmine nella primavera del 2011 e risistemato nel 2012 dal gruppo “Jëuni Sëlva” (Giovani di Selva) con il crocifisso scolpito da Ivan Lardschneider - Tina.
Altri crocifissi sulle vette sono quelli del Ciampinëi, Piza Pransëies, Col dala Pieres, Steviola, Dantercëpies/Bustac, Puez, Col dala Suneles, Passo Gardena (Frea).