La storia di Selva
Dai Reti al Romani fino alla fine del 1800
Già nell’Età del Bronzo e del Ferro (850-15 a. C.) il territorio delle Alpi centrali era abitato da varie popolazioni e, quando arrivarono i Romani, tutti questi abitanti complessivamente venivano chiamati “Rhaeti”. Di quale etnia si trattasse non è poi del tutto chiaro. Gli studiosi, ancora oggi, disputano se fossero di origine etrusca o celtica, teoria quest’ultima sostenuta dalla maggior parte di essi. La Rezia era per i Romani, ai tempi di Augusto (cioè dall’anno 15 a. C.) solo una regione amministrativa e la gente che ivi viveva non era riconosciuta come popolo della stessa origine. Gli abitanti della nostra terra avevano sicuramente combattuto fin quando era stato loro possibile contro la dominazione romana, ma non avevano certamente avuto nessuna possibilità di vincere contro un esercito tanto bene organizzato come quello di Roma. Così i Reti persero molto lentamente la loro identità durante l’occupazione romana e la loro lingua si mescolò al latino. Ancora oggi, nella nostra parlata, sono rimaste molte parole di origine retica, come ad es. “crëp” (monte), “roa” (frana), “troi” (sentiero), “barantl” (pino mugo), “dascia” (frasca) e così via. Il fatto che anche i Romani abbiano abitato in qualche zona della nostra valle è dimostrato da vari reperti archeologici provenienti da tombe romane (p. es. a S. Cristina).
La popolazione autoctona imparò dai dominatori molte novità, ad es. come costruire case in muratura, come coltivare la terra più intensivamente, ma anche le prime forme di convivenza civile e così via.
Quando cadde l’Impero Romano nel 476 d. C., le Alpi (dal Friuli fino a Bolzano) furono oggetto di migrazioni di vari popoli ed infine furono occupate dai Longobardi provenienti dall’est, la cui lingua venne assimilata dal “ladino arcaico” parlato su tutto l’arco alpino. Circa cento anni dopo giunsero dal nord i Bavari, che si stanziarono in Svizzera e nella Val Venosta, facendo retrocedere i Longobardi nella Val di Fiemme, nel Cadore e certamente anche nella nostra vallata. Dal 592 d. C. i Bavari occuparono la Val d’Isarco e la Val Pusteria, chiamando “Walsche” le popolazioni di lingua ladina, nome che è stato trasformato per chiamare in modo spregiativo i Ladini “Krautwalsche”, e originariamente, “Walsche di Coira”. I Bavari avevano come obbiettivo di restare nelle valli, di coltivare la terra e ricavarne campi e masi. Le legioni romane e anche i Longobardi non erano più organizzati come prima, per cui i Bavari conquistarono senza difficoltà le vallate principali; i “Latini o Ladini” furono così spinti dentro le vallate minori, cioè le vallate dolomitiche.
Dal 592 fino a circa l’anno 1000 il territorio del Sud-Tirolo fu ripetutamente invaso da popoli provenienti dal nord: dopo i Bavari giunsero gli Alemanni. Questi sono i tempi di Carlo Magno (768-814 d. C.), incoronato dal Papa nell’800, quale difensore dell’Europa cristiana dalla minaccia dei musulmani. Sotto di lui tutta l’Europa fu divisa amministrativamente in contee, con a capo i conti, che potevano riscuotere le tasse e amministrare la giustizia. Quando Ottone I
organizzò il “Sacro Romano Impero” e occupò le Alpi centrali (952 d. C.), obbligò tutti a parlare tedesco e questa è un’altra ragione per cui il ladino ha resistito solamente nelle vallate secondarie.
La prima citazione scritta sulla Val Gardena risale all’anno 999 in un documento nel quale il conte bavarese Otto von Andechs (che temeva la fine del mondo prevista nell’anno 1000) aveva donato al vescovo di Freising, insieme con altre proprietà, anche la “selva” della Val Gardena, “Forestum ad Gredine”.
Dopo il vescovo di Freising il nostro territorio passò al presule Ulrich von Augsburg. Da questo documento si può capire che Selva, fino all’anno 1000 d. C., fu più o meno solo un bosco.
L’insediamento vero e proprio nella nostra località iniziò poco a poco nei secoli successivi, a partire soprattutto dai luoghi più soleggiati e meno ripidi. Il bisogno di coltivare cereali (orzo, segale e avena) costringeva a scegliere il posto giusto per costruire le prime case. La struttura geologica della nostra terra lo dimostra ancora oggi chiaramente. Il terreno troppo ripido e poco soleggiato per far crescere i cereali e quindi per sopravvivere, è rimasto bosco, mentre nella parte soleggiata e meno ripida, venivano lavorati i primi campi. Successivamente nel XII e XIII secolo, per allevare bestiame, le coltivazioni furono spostate sempre più in alto e il bosco fu tagliato per ottenere pascoli e prati montani.
I primi masi di Selva nominati nel XIII secolo sono le località Ruveis (Dorives), Cavelun (Ciablon), Caphedepont (Cëdepuent) e Plan che appartenevano tutte al conte Mainhard.
Prima del 1300 si contavano a Selva 13 masi in tutto e Randolf von Villanders (che nel 1293 ottenne il castello di Vallunga, i pascoli e le zone adiacenti dai primi padroni Rupert, Fritz e Ulrich) dette poi il permesso di tagliare il bosco per ricavare ancora altri sette masi. Una decisione che all’epoca provocò una protesta da parte degli abitanti di altri masi che perdevano in quel modo pascoli e legna da ardere, ambedue risorse di vitale importanza.
L’unificazione del Tirolo fu completata da Mainhard II (1258-1295) togliendo il potere temporale ai vescovi. Sicuramente Selva dipendeva dalla contea di Gudon e dalla stessa giurisdizione, poi passò sotto quella dei Wolkenstein che aveva autorità anche su Colfosco. Nel 1363 la contea dal Tirolo passò agli Asburgo e diventò definitivamente austriaca, mentre la parte dolomitica del Cadore finì alle dipendenze di Venezia, situazione rimasta invariata fino alla fine del 1700, quando scoppiarono le guerre napoleoniche.
Nel XIV secolo successe nel nostro territorio un gran numero di disgrazie.
Nel 1338, 1340 e 1341 ci fu, a più riprese, un’invasione di cavallette, che provocò una grande carestia. Nel 1348 avvenne inoltre un gran terremoto in tutte le Alpi e nel 1348/49 scoppiò persino la peste. Anche nel 1636 ci fu per la seconda volta un’epidemia di peste, durante la guerra dei trent’anni.
Essa comunque non procurò tanti danni nella nostra valle, perchè la gente viveva piuttosto appartata e senza tanti contatti con le città.
I masi nominati per la prima volta nel XIV secolo sono, oltre a quelli già indicati: Pramazachan (Maciaconi), Tschieza (Tieja), Gutun (Guton), Plazoles (Plazola), Larschyneid (Larciunëi), Ruschalday (Rustlea), Fratthof (Frata), Golsell (Curijel).
Nel XV secolo ci fu a Selva il primo “grande sviluppo”: furono edificati ben 20 masi e anche la prima cappella sui prati del Nives nell’anno 1503. Solo nella frazione tra Ruacia e Dorives furono costruiti 10 masi.
Proprio in questo periodo furono concessi ai contadini i primi diritti politici e anche una rappresentanza nel parlamento del Tirolo, chiamato “dieta regionale”, in modo tale che i contadini non potessero venire espulsi dai signori padroni del fondo.
In questo secolo venne anche riconosciuto il diritto di successione da padre in figlio.
Dal 1500 al 1700 furono ancora aggiunti masi e nel 1780 se ne contavano a Selva ben 93.
Le guerre per la liberazione del Tirolo, all’inizio del 1800, sfiorarono appena la nostra località. Nel 1809, durante la guerra tra il Tirolo con la Baviera e la Francia, un battaglione di 1200 soldati di Napoleone con il generale Peyri giunse a Plan dove allestì un accampamento, arrivando dalla Valle di Livinallongo attraverso Corvara e il Passo Gardena.
Nel Calendario della Val Gardena del 1948 è riportato uno scritto del 1897 di un frate cappuccino, padre Fedele Demetz di Solech che riportiamo: “Il più bel luogo dove abitare è Selva. Appena si arriva sul colle di Rustlea (la vecchia strada della Val Gardena passava per Col da Rainel e Rustlea verso la zona Ghetun) appaiono all’improvviso i ridenti prati del Nives e nel mezzo la bella chiesa con accanto la scuola, e poi il minuscolo gruppo di case del Ghetun con la bella costruzione - Albergo alla Posta / La Gërva. Poi, guardandosi intorno come tra le pareti di una sala, si vedono da una parte i boschi, dall’altra i colli e i prati della Vila di sopra (al giorno d’oggi Daunëi) e la Vila di sotto (Larciunëi) e finalmente le belle montagne; Mëisules a destra, Stevia e Puez a sinistra, montagne messe lì come delle fortezze contro gli abitanti delle altre vallate”.
In seguito padre Fedele scrive: “Io che sono nativo di Selva, grazie a Dio, non posso fare altro che scrivere un po’ qualcosa a proposito di tale luogo e dei suoi abitanti” ...“chi vuole saperne di più dovrebbe leggere il libro di Franzl Moroder de Lenert in tedesco, che pochi capiscono in Val Gardena”.
Secondo lo scritto di padre Fedele c’erano a Selva, nel 1897, 156 case e quasi 1000 abitanti.
Padre Fedele cerca anche di spiegare il nome di Selva che dice provenga dal latino “silva” che significa bosco grande e fitto; e aggiunge che, cento anni prima e quindi alla fine del 1700, da Rustlea si faceva fatica a vedere la cappella della Madonna, tanto era folto il bosco sui prati da Nives.
Già a quel tempo, alla fine del 1800, arrivavano d’estate nel nostro paese molti forestieri a godersi l’aria buona, la frescura delle acque e anche a divertirsi con l’allegria degli abitanti, i “Silvani (salvans)”.
“Selva, all’epoca, veniva chiamata anche S. Maria e talvolta anche Wolkenstein a causa dei suoi primi abitanti, padroni di queste terre”.
Molto interessante è l’articolo sul linguaggio parlato a Selva, in cui padre Fedele dice che “la gente sopra i 40 anni non era capace (alla fine del 1800) di intendersi in un’altra lingua che non fosse il gardenese. Quelli invece sotto i 40 - a forza di dover trattare con gli stranieri che arrivavano a Selva d’estate - erano in gran parte diventati capaci di farsi capire anche in tedesco”.
Verso il 1870 hanno cominciato a scuola ad imparare a scrivere anche in tedesco. Prima si insegnava solo in italiano e l’aritmetica (a fare di conto) solo in gardenese.
Anche il XIX secolo portò dei notevoli sconvolgimenti: la grande carestia del 1816 provocata da una situazione climatica molto fredda, senza la presenza di alcuna stagione estiva, a causa di una grande eruzione del vulcano Tambora in Indonesia e in seguito le inondazioni del 1882 e del 1886. Fino al 1914 Selva fu preservata in gran parte dagli avvenimenti della guerra. I grandi spostamenti di popoli e di soldati da nord a sud non passarono dalla nostra valle, perchè essa non era interessante dal punto di vista militare o economico.