Selva Gardena
attraverso i secoli

La scultura nel legno

Te scola d’ert ntant l nseniamënt cun l maester Hans Delago cun n valguna sculées che mpera a ziplé.
La scola d’ert ntëur l ann 1920. Tamez mpe l nseniant Albino Pitscheider de Menza. Duta la sculées jiva a scola cun l guant da paur da uni di.

Commerciare, scolpire, lavorare al tornio e dipingere sono stati per anni il sostegno più significativo per il benessere della nostra gente e hanno
anche aiutato a far conoscere la nostra vallata sotto il profilo turistico.

La gente volenterosa della Val Gardena (e soprattutto quelli di Selva), che viveva di quei pochi campi risecchiti e sterili, aveva dovuto, già da più di 100 anni, cercarsi qualsiasi mezzo di sostentamento al fine di poter tirare avanti. Il mercato del bestiame e la vendita di una parte del prodotto dei campi e soprattutto di legname non erano sufficienti al mantenimento di una famiglia e bastava qualche piccola disgrazia nella stalla, per dover vendere il maso e abbandonare la valle. Nel 1600 si guadagnava qualcosa di più a vendere merletti che venivano confezionati dalle donne e che gli uomini andavano a smerciare fuori dalla valle. Grazie alla loro diligenza e costanza essi furono capaci, con l’artigianato, di aggiungere qualche altra fonte di guadagno. Già nel 17° secolo si dedicarono dunque alla scultura di opere sacre, statue, altari e così via (Trebinger e Vinazer) e statuette in legno o giocattoli per bambini. Il primo scultore documentato sembra essere stato Christian de Trëbe, nato intorno al 1580 a S. Giacomo, seguito dai figli e poi i Vinazer (uno fu Melchiorre nato nel 1622 nel maso Bucinea a S. Cristina). Questi primi grandi scultori avevano appreso la loro arte a Bressanone da Adamo Baldruf e poi da Raffael Barat, ma la generazione successiva si era già spinta ad imparare fino a Vienna e a Venezia (così nel libro “I Vinazer” di Nicolò Rasmo). Se la scultura soprattutto di altari e di statue ha avuto il suo maggiore sviluppo a Ortisei, la gente di Selva lavorò per lo più nel campo delle statuette in legno, facendo giocattoli, piccoli animali e, un po’ più tardi, statuine del presepio. Varie persone della Val Gardena erano andate ad abitare fuori dalla vallata, per vendere i propri prodotti, e così la mercanzia veniva mandata in paesi come Italia, Portogallo, Svizzera, Francia, Germania e così via.

L’artigianato artistico si è poi sviluppato talmente che nel 1900 non c’era casa in Val Gardena dove non venisse lavorato il legno in qualche modo: scolpito, tornito, dipinto o incollato. A Selva non ci sono mai stati grandi laboratori. Il maggiore sembra che fosse dal 1898 al 1910 quello del signor Matteo Comploi nella casa Domur con sette scultori e otto falegnami. In questa abitazione ci fu anche nei primi anni la scuola di scultura. Si capiva chiaramente che aumentava sempre più la richiesta del mercato, che anche in questo lavoro c’era sempre da imparare e che sarebbe stato necessario, come a Ortisei, insegnare l’arte della scultura a scuola.
Nel 19° secolo si svilupparono poi piccole e grandi industrie del legno e comparvero diversi commercianti. A Selva basta ricordare le ditte ANRI (dal 1872), SEVI (dal 1831), Pigon (alla fine del 1800) e Nucia o Solech. Ma di queste parleremo più avanti. Gli anni d’oro per intagliare e per fare statuette in legno, furono quegli prima e subito dopo la Seconda Guerra. Questi furono probabilmente gli anni in cui venditori ambulanti e scultori che facevano statue e altari guadagnarono di più. Anche se quasi in ogni casa di Selva prima, durante e dopo la Seconda Guerra fino intorno agli anni 1980 si scolpiva, e sicuramente c’erano altri scultori capaci di offrire una buona qualità di artigianato, ce ne sono alcuni da ricordare per la loro qualità artistica come Trina Kasslatter (Gustin), il prof. Luis Senoner (Ronch), il prof. Albino Pitscheider (Menza) (i ritratti di questi ultimi due sono tra le personalità), i maestri di scultura Luis Insam (Romano) e Adam Demetz (Col da Larjac). Altre famiglie che avevano una grande tradizione di scultura furono le famiglie dei masi Burdengëia, Daunëi, Guton, Santuel, Plazola, Larciunëi, Col, Piciulëi, Lambolt e così via.
Dopo la Seconda Guerra iniziò poi il periodo delle macchine da intaglio, portate per la prima volta in Val Gardena nel 1949 da Toni Riffeser della ditta ANRI, che aveva visto i “pantografi”, che venivano usati in ditte di tutt’altra specie (gioielleria, articoli sanitari e anche per armamenti) in Germania e li aveva adattati per lavorare il legno.
Secondo una ricerca di Vinzenz Mussner (Scizer) di Ortisei, pubblicata nel Calendario della Val Gardena del 1983, nell’anno 1982 erano iscritti a Selva, alla Camera di Commercio, che lavoravano in proprio: 35 scultori, 23 intagliatori, 1 pittore e 11 falegnami. Naturalmente c’era inoltre una parte che lavorava per qualche ditta (soprattutto ANRI e SEVI) e c’erano anche diverse persone che intagliavano solamente nei periodi in cui non erano impegnati nell’agricoltura; e poi donne, che a quei tempi, non si iscrivevano neppure all’assicurazione.

La ditta ANRI
Per più di un secolo ANRI è stata la ditta più importante del luogo e della vallata. Lo sviluppo economico, soprattutto quello di S. Cristina e Selva, dipendeva significativamente dal successo della ditta ANRI. Già nell’anno 1872 Luis Riffeser (Maciaconi) cominciò a commerciare con sculture e statuette in legno. Suo figlio Antonio fondò con la moglie Carolina Riffeser (Tieja) una ditta per smerciare all’ingrosso sculture.
I primi contatti di affari furono buoni e lasciavano sperare in un futuro pieno di successo. Lo sviluppo della ditta fu poi interrotto dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Antonio dovette andare in guerra con i “Kaiserschützen” (truppe dell’Imperatore d’Austria). Sul fronte della Galizia fu catturato dai russi già nel 1914 e poi portato prigioniero in Siberia. Nell’anno 1921 fu liberato con l’aiuto della Croce Rossa svedese e giapponese e del “Servizio Americano di Assistenza ai prigionieri”. Antonio, che parlava correntemente inglese, non perse l’occasione per mantenere i contatti con le persone importanti di questa organizzazione, creando così le basi per concludere affari negli anni successivi. Con le iniziali del suo nome ANton RIffeser dette il nome alla sua ditta: ANRI. Nel 1923 per la prima volta, riuscì a esporre i prodotti dell’ANRI presso la fiera di Milano e in questa occasione fu anche pubblicato il primo catalogo completo della produzione ANRI.  Nel 1925 fu terminata la grande sede nuova a S. Cristina con uffici, sale d’esposizione, magazzino e i locali per confezionare la mercanzia. Il calo dell’economia, lo scoppio della Seconda Guerra e le sue conseguenze ebbero ripercussioni molto negative nella nostra vallata. Eppure la famiglia Riffeser fu capace di tenere gran parte dei suoi operai che esercitavano il loro mestiere con fedeltà.
ANRI cominciò nel 1949 a produrre sculture a macchina e in serie. Questo ha cambiato il mercato. E’ stato il primo a essere capace di creare una macchina per scolpire, prendendo spunto da un pantografo, adoperato nell’industria dei gioielli. Con questa riuscì a creare più pezzi uguali, i cui dettagli venivano poi rifiniti a mano. Nell’anno 1952 furono costruiti e allestiti i grandi laboratori sul Plan da Tieja. Un posto di lavoro nella “fabbrica ANRI“ era ben accetto e così furono subito assunti 120 scultori e pittori in fabbrica e 100 che esercitavano il loro mestiere a casa.Le regole chiare della direzione della ditta garantivano l’assicurazione sociale, orari di lavoro ben definiti e uno stipendio sicuro. La strategia per guadagnare il mercato diveniva ancor più professionale e ANRI diventò il leader di mercato nel campo della scultura, facendo conoscere meglio la nostra località e le Dolomiti ai clienti internazionali. Nei tempi d’oro vi lavoravano 230 persone. Tra tutte le sculture prodotte, il maggior successo lo riportarono i vari modelli di presepi, il gioco degli scacchi, le statuine di bambini, i pezzi religiosi e poi i carillons con la musica di famosi film come per esempio “Il dottor Zivago” con la melodia di Lara, le figure di Ferrandiz e Sarah Kay, le sculture naturalistiche di Gunter Granget, i cavalli e i cani di Helmut Diller, il presepio di Josef Bachlechner e non ultimo il presepe “Terra Santa” ideato in collaborazione con il Vaticano.  Lo sviluppo dopo il 1990 è segnato dalla globalizzazione e dalla gran quantità di articoli a basso prezzo che arrivavano dal lontano Oriente, che hanno fatto sì che il mercato delle sculture diventasse molto più difficile da gestire. La ditta fu costretta a diminuire la produzione. Nell’anno 2000 il figlio Thomas Riffeser ha assunto nella 4a generazione la direzione della ditta. Intanto da 300 dipendenti che lavoravano per ANRI, ne sono rimaste 20-30 persone e una gran parte dell’area della fabbrica è stata destinata nel 2010 a zona per l’edilizia abitativa.

La ditta SEVI
La ditta Sevi fu, insieme con ANRI, alla fine del 19° secolo e fino agli anni 1970, il datore di lavoro più importante del Comune di Selva e anche uno dei produttori più importanti di figurine in legno di tutta l’Europa.La ditta fu fondata da Giuseppe Antonio Senoner (S´epl da Vastlè) nato nel 1805 e morto nel 1880. Dopo che era andato in giro nei primi tempi con la gerla attraverso tutta l’Europa e che aveva così guadagnato un po’ di denaro, aveva comprato la piccola casa Vastlé a Plan da Tieja, cominciando nel 1831 a commerciare le figurine in legno in qualità di venditore ambulante. Inoltre, nella medesima casa aveva anche un negozio di chincaglierie. Già nell’anno 1831 la ditta era stata registrata presso la Camera di Commercio di Bolzano. Il figlio più giovane, Vincenzo (1846-1908), succedette al padre nel 1876. Nell’anno 1893 la ditta SEVI ottenne la medaglia di bronzo alla mostra della regione Tirolo (“Tiroler Landesausstellung” ) a Innsbruck. La Prima Guerra Mondiale aveva interrotto l’attività della ditta SEVI e subito dopo il figlio Adolf Senior (1888-1945), che aveva ereditato la ditta nel 1908, fu di nuovo capace di risollevare l’attività. Se prima venivano venduti oggetti scolpiti, dopo la richiesta fu di oggetti a buon mercato soprattutto lavorati al tornio. Poco prima del 1940 lo sviluppo fu di nuovo interrotto dagli avvenimenti del tempo del Fascismo e dalla Seconda Guerra Mondiale. Adolf Senoner, che era politicamente impegnato, fu torturato e poi ammazzato dai partigiani nel 1945. Suo figlio Adolf Senoner Junior (nato nel 1914) ricominciò l’attività nell’anno 1945. La fabbrica per la produzione (situata fra il torrente Cisles e il vecchio stradone della Val Gardena) fu ingrandita tanto da poter ospitare 80 operai e dare lavoro casalingo a circa 200 lavoranti indipendenti. La ditta SEVI raggiunse l’apice del successo tra gli anni 1965 e 1970, quando aveva 140 operai assunti regolarmente e più di 200 collaboratori che lavoravano a casa. Perciò la ditta nell’anno 1977, aprì anche una fabbrica a Pontives (Laion). I mercati di maggiore importanza furono gli Stati Uniti (70%), l’Italia e la Germania. La concorrenza negli anni dopo il 1980 dei paesi in via di sviluppo a costi molto più bassi, costrinse la SEVI a chiudere la produzione in valle. Negli anni 1990 la produzione fu portata nello Sri Lanka e nell’anno 1998 la ditta SEVI fu venduta alla ditta internazionale TRUDI che immette ancora oggi sul mercato giocattoli e altri piccoli oggetti di legno sotto la marca SEVI, anche se vengono prodotti in Cina.

Altri commercianti di sculture in legno di Selva

Alois Riffeser - Maciaconi (1844-1922) fu uno dei primi ambulanti della Val Gardena e sembra che iniziò la sua attività tra il 1867 e il 1872. Grazie al commercio delle statuine di legno raggiunse il benessere già dopo pochi anni e costruì nel 1877 la grande casa Maciaconi dove al giorno d’oggi c’è l’omonimo albergo. Lì aveva anche aperto un negozio. Egli fu anche il padre di Antonio Riffeser, il fondatore della ditta ANRI.

Ferdinand Riffeser - Pigon: Anche la ditta “Pigon” è una delle più antiche ed era già stata fondata da Vinzenz Riffeser, padre di Ferdinand. La data non è nota, ma Vinzenz commerciava in statuine di legno sicuramente prima della Grande Guerra. La ditta “Pigon” commerciò sculture in legno fino alla fine del XX secolo e poi altri articoli di importazione.

Luis Perathoner - Nucia Nella casa di Solech, Batista Perathoner cominciò a commerciare in statuine in legno intorno al 1900. Dopo la Prima Guerra, suo figlio Luis Perathoner- Senior (1891-1965) prima e poi il figlio Luis (1932-1989), insieme alla sorella Maria e alla moglie Hildegard, portarono avanti la ditta, cambiando dal 2000 in poi mercanzia, a seconda della domanda di mercato.

Dopo la Prima Guerra cominciarono a commerciare in statuine in legno anche Giuani Senoner - Valantin (intorno al 1925) e August Mussner - Ciajea (nel 1936); il suo negozio viene oggi gestito da suo figlio Walter. Dopo la Seconda Guerra furono naturalmente diverse le persone che cominciarono a trattare sculture in legno ed ebbero grosso successo dagli anni 1950 fino al 2000, anno in cui il settore ha avuto qualche problema di smercio. La popolarità della scultura e naturalmente anche la fortuna di una buona parte dei nostri compaesani operanti in questo settore è durata per circa 50 anni dopo la Seconda Guerra. Senza dubbio la produzione con pantografi contribuì a creare concorrenza da paesi esteri operanti con costi molto più bassi. Al resto concorsero il cambiamento dei gusti, dello stile di vita e può darsi anche della qualità - non sempre la migliore - delle nostre statuine, tanto che al giorno d’oggi, questo artigianato è andato in crisi. Certamente bisogna fare una differenza tra scultori, vale a dire quelli che scolpiscono a mano, e quelli che rifiniscono il lavoro preparato dalle macchine. Sembra che abbia successo solo l’offerta di chi riesce ad offrire sculture a mano di qualità.